Lo spazio creativo: ordine e metodo
Lo spazio creativo è un piccolo angolo dove la nostra interiorità e la nostra capacità si possono esprimere liberamente. Il processo creativo ha delle modalità di esecuzione; ognuno ha il suo modo, ognuno i suoi criteri. C’è chi ha bisogno di suggestioni, visive, olfattive, uditive, ecc.. Allora sfoglia riviste, fa una passeggiata, chiacchiera con le amiche, guarda i lavori degli altri. C’è pure chi ha bisogno di silenzio e concentrazione; e allora si chiude nel suo spazio, in silenzio, senza disturbi. Ancora c’è chi dorme per farsi venire delle idee: si dice che il sonno porta consiglio e al risveglio arriverà l’idea.
Questo però è ciò che riguarda l’avvento dell’idea, ovvero la fase iniziale, il tempo in cui lavoriamo all’embrione dell’idea. E qui ciascuno di noi adotta il suo metodo che poi porterà allo sviluppo dell’idea. C’è chi salta a piè pari questa fase semplicemente perchè il lavoro da realizzare proviene da un’idea già compilata: come ad esempio un tutorial su Youtube o uno schema di uncinetto da una rivista/web e così via. Sappiamo cosa vogliamo fare. E decidiamo di farlo.
A questo punto pianifichiamo gli strumenti, i materiali, il dove e il quando.
Il fattore “spazio creativo”
E qui subentra “il fattore spazio” la cui organizzazione in molti casi è necessaria. Quando ricamo ad esempio, è impensabile sedermi sul divano con fili, aghi e tela. Piuttosto è molto meglio un tavolo con una buona luce e nessuno intorno con la necessità di far qualcosa nei miei pressi o peggio ancora che mi parla: forse tra le arti col filo, il ricamo è la tecnica che più ha bisogno di ordine e metodo; chiacchierare con qualcuno lo si può fare quando l’esperienza è molto in avanti e si sa bene come procedere.
L’uncinetto è già un po’ diverso: è una tecnica che anzi prevede la compagnia, la chiacchierata: penso a mia nonna che continua a fare filet con le amiche, conversando allegramente; ma in quel caso la sua esperienza è notevole e se deve seguire uno schema molto grande ha senz’altro bisogno di un tavolo e un righello sullo schema per non perdere il segno.
Capiamo dunque che il tavolo da lavoro è uno strumento importante. Qualche giorno fa mi sono decisa a organizzare uno spazio mio privato dedicato alla creazione per il mio progetto “Uncinetto 2.0”. Pur avendo abbastanza spazio per organizzare il mio lavoro, la mescolanza di attività non mi aiutava: nella stessa scrivania svolgevo il mio lavoro e i miei progetti di uncinetto, il che a volte si rivelava confusionario e irritante, perchè mi ritrovavo a mischiare progetti di consulenza di marketing (questo è il mio lavoro ufficiale) a gomitoli e riviste: “Gustoso, creativo!” Direte voi. No, tutt’altro! Dispersivo, assolutamente dispersivo. La giornata ha bisogno di un programma, di un metodo, di obiettivi. Ma soprattutto di un tempo dedicato a singole attività. Mischiare i progetti creativi può non essere una buona idea, perché la distrazione la farà da padrona.
La separazione delle attività anche a livello spaziale può fare dunque la differenza, l’organizzazione logica degli spazi origina una creatività pulita, metodica, semplificata. L’ordine, la pulizia, avere ciò che ti serve a portata di mano senza impazzire per cercarlo determina l’ottimizzazione del tempo, facilità il da farsi. Avere un posto dedicato dove svolgere l’attività che ci si è prefissati può essere un buon modo per fare bene ciò che si vuole.
Dal poco si può trarre molto
E chi non ce l’ha questa possibilità? Una soluzione non sempre è possibile, ma come diceva una signora su Facebook: dal poco si può trarre molto. A volte per realizzare il proprio spazio creativo bastano due mensole, due cassetti, un tavolino e un separé per creare un angolo personale dove sedersi a lavorare. E poi ognuno sceglie la propria coreografia: una serie di libri e riviste che ci possono ispirare, la musica di sottofondo, la foto di evento molto bello; questa però, ricordiamolo, è solo la cornice: il quadro sta tutto nella nostra voglia di fare!
Ciao! Perdonami, ma non sono molto d’accordo su quanto affermi rispetto allo “spazio creativo”. O meglio, questo forse è ciò che va bene a te, per la tua “forma” e le tue caratteristiche personali, ma non è detto vada bene a tutte. Poi molto dipende dal materiale con cui crei. Filato ed uncinetto (che faccio anche io) hanno determinate caratteristiche: sono materiali puliti, che puoi interrompere e riprendere quando vuoi… Io che lavoro con la cartapesta invece, non posso permettermi di iniziare un lavoro e finirlo..ci sono tempi tecnici, di asciugatura, ammollo, ecc…. L’ambiente può risultare confusionario: ritagli di carta in ogni dove, bacinelle di acqua con giornali in ammollo, bicchieri di colla, colla che cade a terra….insomma tutta un’altra prospettiva. La creatività non si riduce al metodo…anzi il metodo imbriglia in schemi di cui io, che sono ragioniera, preferisco liberarmi almeno quando mi prendo lo spazio e il tempo per creare. Buon lavoro e fammi sapere che ne pensi…ciao ciao..Sabrina
Ciao Sabrina, la tua prospettiva è molto interessante. Il tuo commento mi fa riflettere molto.
Innanzitutto mi hai fatto riflettere più accuratamente sul termine “Metodo”. Il “metodo” è un modo di operare per ottenere uno scopo. Evidentemente ciascuno può avere il suo metodo. Tu ne hai uno che hai esposto molto bene ed è il tuo metodo creativo. Nel post sopra io ho parlato di come faccio io e di come nel mio metodo, adottato, livellato, rivalutato 100 volte io trovo il “luogo” creativo, il posto in cui la mia creatività vive. E questo indipendentemente dalla tecnica.
E’ chiaro che non c’è alcuna indagine scientifica dietro ciò che ho scritto, ma solo una personale condivisione.
Liberarsi da schemi per dedicarsi all’atto creativo poi è anch’esso un fatto molto personale: ognuno di noi ha una modalità. Deriva anche secondo me da come ci hanno lasciato liberi di creare da piccoli, da quanto siamo stati a contatto con noi stessi nel gioco, ma anche questo non sempre è valido: conosco adulti che hanno conservato grandi relazioni con il loro “bambino interiore” che ad esempio non hanno grande abilità manuale, ma hanno grande “verve” creativa: ottimo fotografi, grandi pubblicitari, coltivatori col pollice verde, capaci capi-progetto: la creatività non è solo manuale appunto.
Quello che oltre tutti questi discorsi credo è che capire qual è il proprio luogo d’elezione creativa può predisporci in modo positivo a stare a contatto proprio con la nostra interiorità più vera, non importa quale essa sia, purché sia libera di venir fuori, almeno nel nostro privato. Che io faccia una bruttura o il “Cristo velato”, l’importante è che io sia libera di manifestarmi. Tutto qui.
Grazie ancora!
Bell’articolo, Complimenti!